I Social Network e Cyber-bullismo: ciclo di incontri promossi da AC, Mieac e Msac

18 Marzo 2017

La crescita “tecnologica” e lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione hanno visto in pochi anni il diffondersi di “nuovi luoghi” virtuali nei quali tantissimi utenti possono mettersi in relazione, condividere i loro pensieri, foto, immagini personali e stati d’animo: oggi li definiamo social network, ossia “reti sociali” per la loro caratteristica di creare reti molto più velocemente e capaci di ridurre in pochi secondi le grandi distanze del mondo reale. Immaginiamo cosa voleva dire poco più di 15 anni fa contattare un parente in America o in Australia, oppure ricordarsi i compleanni di tutti gli amici, o ancora condividere un proprio pensiero e aprire un dibattito con più di un centinaio di persone. 

Per queste sue caratteristiche di “rapidità” e “socialità” gli ultimi anni hanno visto la crescita esponenziale degli iscritti ai vari canali social, basti pensare che attualmente nel mondo ci sono circa 1,8 miliardi di iscritti a Facebook, ovvero 1 persona su 3 possiede un profilo sul social Network più diffuso.  

Accanto a queste grandi opportunità è necessario, però, considerare anche i rischi che la diffusione veloce di questi nuovi media comporta. Ad esempio, alla riduzione degli spazi – contattare un parente in America è molto più semplice rispetto a qualche anno fa – dobbiamo contrapporre la riduzione del tempo che sembra non ci basti più: quanto tempo dedichiamo nelle nostre giornate a leggere, condividere e mettere “Like” ai post che ci piacciono? Alla crescita costante di molti amici virtuali, potremmo ritrovare nascoste forme di solitudine nella vita reale, che a volte non è possibile riconoscere attraverso le bacheche dei nostri contatti. Oppure si può correre il rischio di incontrare persone che in diversi modi possono esercitare forme di violenza, così come può avvenire nella quotidianità, paragonandole alle violenze fisiche e a volte anche peggiori di queste: si tratta di cyber-bullismo, ossia forme di violenza che avvengono attraverso la rete, da dispositivo a dispositivo, ma che possono comportare per le vittime stati di angoscia, di paura continua e di terrore, tali da non riuscire più a vivere la propria vita non solo virtuale, ma soprattutto reale. Questi sono solo alcuni esempi, ma potrebbero essere molti e vari i pericoli della rete, che però non devono farci pensare che i Social siano una realtà negativa, dimenticando ciò che invece di positivo hanno contribuito a portare.

Per questi motivi vogliamo porre un’attenzione educativa sull’utilizzo e sui rischi dei Social Network, accogliendo l’invito che i Vescovi, in questo decennio, hanno consegnato alla Chiesa Italiana “Educare alla vita buona del Vangelo”.   L’Azione Cattolica diocesana ha condiviso un percorso interessante sotto questo punto di vista, con i due movimenti diocesani presenti in Diocesi, il MIEAC (Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica) e il nascente MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica), con l’opportunità e la ricchezza dei contributi provenienti dal mondo degli insegnanti e da quello degli studenti.

Il Mieac ha avviato un ciclo di incontri dedicato agli studenti del triennio intitolato: “Generazioni connesse“, che si articolerà in tre incontri presso il Salone dell’Istituto Trotta:

  • Lunedì 6 marzo ore 17:30, “La violenza nei Social Network, tra fragilità e rischio di emulazione”, Relatore avv. Massimiliano Arena;
  • Martedì 21 marzo ore 17:30, “Quali relazioni ai tempi dei Social Network? Relatrice dott.ssa Patrizia Procopio;
  • Giovedì 30 marzo ore 17:30, “Le nuove patologie legate all’uso e all’abuso delle proposte della <<rete>> “, Relatrici dott.ssa Lucia Russi e dott.ssa Sara Mascolo.

Il Msac propone invece agli studenti della Diocesi un incontro all’Istituto Fiani di Torremaggiore, intitolato

  • Cyber-bullismo. Virtuale è reale“, giovedì 23 marzo dalle 16:00 alle 18:00.

Questi incontri sono solo l’inizio di un percorso che l’Azione Cattolica, il Mieac e il Msac vogliono avviare sul nostro territorio, perché la vocazione educativa dell’Azione Cattolica ci spinge a sognare un mondo migliore e a prenderci cura di ogni persona, a partire dalle nuove generazioni.

Gabriele Camillo